Leishmaniosi nel cane: sintomi, diagnosi, trattamento e informazioni vaccinali.
COSA È LA LEISHMANIOSI NEL CANE
La Leishmaniosi nel cane è una malattia parassitaria difficile da individuare e curare e dalla quali non è facile proteggersi.
Esistono diverse specie di Leishmaniosi, ma quella più importante, che infetta uomo e cane, è la Leishmania Donovani Infantum; il suo nome deriva dal nome dei suoi scopritori e dal fatto che quando venne scoperta si manifestava soprattutto nei bambini.
VIDEO APPROFONDIMENTO: Leishmaniosi nel Cane | Come Riconoscerne i Sintomi, Come Gestirla e Come Effettuare una Prevenzione Efficace.
(Dott. Giorgio Oldani)
TRASMISSIONE
Il pappataci si distingue per una peluria giallastra sul corpo.
Il pappataci, o flebotomo (una minuscola zanzara di 2-3mm di dimensione), assume il parassita Leishmania quando fa il pasto su un animale infetto (non solo cani, ma anche ratti e diverse altre specie).
Il parassita si replica all’interno del pappataci e si deposita poi nel suo apparato buccale, pronto per essere reiniettato in altri animali che vengano successivamente punti dall’insetto.
Risulta inoltre, da studi recenti, che anche le femmine infette possono trasmettere la Leishmania a tutta la cucciolata.
Caratteristiche e Particolarità dei Flebotomi
- I flebotomi sono insetti ematofagi notturni: la loro attività inizia quando fa buio e raggiunge il suo picco tra mezzanotte e l’alba.
- I flebotomi sono stanziali e riescono a percorrere brevi percorsi, per lo più trasportati dal vento (non più di 100-200 metri).
- L’aria fredda e il vento disturbano l’attività dei flebotomi.
Il processo moltiplicativo del pappataci aumenta a temperature che variano dai 15° ai 25° C°, mentre l’umidità dell’ambiente incide favorevolmente sulla loro longevità.
I flebotomi riescono ad effettuare anche due cicli riproduttivi di sviluppo stagionali; la loro densità ha un picco massimo nella seconda metà di luglio al Nord, mentre al Sud vi sono due picchi di densità: all’inizio e alla fine dell’estate.
Sono state fatte delle indagini in alcune aree del Nord Italia che hanno mostrato un’ampia diffusione del parassita e dei suoi vettori in molte aree collinari, pedemontane e prealpine/alpine.
In alcuni casi la presenza di soggetti positivi ha toccato il 20% dei cani analizzati.
Inoltre in Veneto, Piemonte e Valle d’Aosta, sono stati evidenziati dei focolai autoctoni di infezione.
SINTOMI
La Leishmaniosi è particolarmente complicata da diagnosticare in quanto si mostra in modo diverso a seconda della risposta immunitaria del soggetto colpito, dal decorso e da molti altri fattori ad oggi ancora poco chiari; inoltre ha una incubazione molto lenta che va dai 2-3 mesi fino a 4-6 anni.
Il sistema immunitario di un animale infetto ha due risposte:
- Una fase protettiva, che tiene sotto controllo la malattia che così non si manifesta sintomatologicamente (il parassita rimane all’interno delle cellule).
- Una fase umorale, dove il sistema immunitario diventa più “invadente” (è la fase nella quale si manifesta la malattia)
Nei soggetti ammalati, la continua sollecitazione delle cellule immunocompetenti, indotta dai parassiti posti al riparo nei fagociti, comporta uno squilibrio del sistema immunitario. Avremo quindi uno stato immunopatologico, caratterizzato essenzialmente da immunodepressione e dalla produzione di immunocomplessi (Ic) circolanti.
I motivi più frequenti per cui si richiede un consulto veterinario e che poi si risolvono in una diagnosi di Leishmania sono:
- Problemi dermatologici
- Dimagrimento e diminuzione dell’appetito
- Spossatezza (con possibile zoppia)
Sintomi cutanei della leishmaniosi canina
I primi segni che si possono manifestare in caso di presenza di Leishmania interessano la cute, nel punto in cui il flebotomo punge la pelle del cane (solitamente sulle orecchie, sul naso, o sull’addome).
A volte le lesioni sono confuse con normali punture di insetti: sono papule ulceranti singole o in gruppo, denominate cancro di inoculo, che permangono per alcune settimane e poi regrediscono spontaneamente.
Questo è il periodo di incubazione, in cui gli animali risultano siero negativi (se si fanno test ematici per cercare gli antigeni non si trovano). Quando l’infezione progredisce si instaurano le reazioni anticorpali (in tempi e modi diversi a seconda del soggetto e del suo sistema immunitario).
In queste situazioni si possono manifestare anche altri segni cutanei:
- noduli
- ulcere
- perdita di pelo
- ipercheratosi (ispessimenti cutanei)
- lesioni muco-cutanee
- onicogrifosi (accrescimento esagerato delle unghie)
- dermatiti esfoliative, caratterizzate da un mantello ricoperto di “scaglie”, localizzate soprattutto su zampe, muso (intorno agli occhi, sul dorso del naso, sulla testa) e orecchie.
Tali forme dermatologiche sono per lo più refrattarie a qualunque terapia.
Le lesioni cutanee generalizzate, sono spesso non pruriginose e simmetriche.
Le forme ulcerative, si manifestano soprattutto a livello delle articolazioni e delle prominenze ossee (giunzioni muco cutanee, tartufo, cuscinetti plantari e estremità dei padiglioni auricolari).
Sintomi oculari di Leishmaniosi canina
In alcuni casi sono state individuati sintomi oculari correlati all’insorgenza della Leishmaniosi nel cane. Nello specifico la Leishmaniosi è stata diagnosticata in presenza di:
- blefariti (infiammazione del margine delle palpebre);
- congiuntiviti;
- cheratocongiuntiviti;
- uveiti anteriori.
Sintomi renali della Leishmaniosi
Tutti i cani affetti da Leishmaniosi sviluppano glomerulonefrite, un processo infiammatorio a livello renale; il grave e progressivo danno che ne consegue determina, nel medio-lungo periodo, la comparsa di una insufficienza renale cronica che rappresenta la principale causa di decesso dei cani malati di Leishmaniosi.
I sintomi legati a questa lesione sono tipicamente:
– poliuria e polidipsia, cioè l’aumentata frequenza di sete e produzione di urina
– ematuria (sangue nelle urine).
Altri sintomi di leishmaniosi
- disturbi gastro-intestinali (vomito, diarrea e colite cronica);
- poliartrite, con zoppia;
- febbre intermittente (sintomo raro);
- ingrossamento dei linfonodi;
- ingrossamento della milza;
- problematiche cardiocircolatorie.
TRASMISSIONE CANE-UOMO
Se ti stai chiedendo se la Leishmaniosi del cane si attacca all’uomo, la risposta è NO! Coccolalo pure fin che vuoi!
Il contagio diretto da cane a uomo è assolutamente escluso, in quanto l’unico modo per essere infettati dal parassita è attraverso la puntura dell’insetto volante.
Fortunatamente, inoltre, la Leishmaniosi nell’uomo è meno grave di quanto potrebbe esserlo ne cane, anche grazie alla capacità che abbiamo di curarla tramite farmaci che consentono la completa e totale guarigione.
Per l’immagine grazie al collega Dott. Oscar Pellegrini
SOGGETTI MAGGIORMENTE ESPOSTI
La malattia pare presentarsi più facilmente in animali che non hanno mai vissuto in zone endemiche o che provengono da territori mai contaminati (quindi alta montagna e paesi nordici).
E’ inoltre stato dimostrato che è la risposta immunitaria più o meno protettiva del soggetto a determinare la comparsa dei sintomi; questo consente di ipotizzare la presenza di una popolazione di cani resistenti e una di cani recettivi alla malattia; ad esempio, pare che il Cirneco dell’Etna e il Podenco non si ammalino.
GRAVITÀ
La Leishmaniosi nel cane è una patologia da non trascurare; se non trattata adeguatamente può portare alla compromissione degli organi interni dell’animale e, nei casi più gravi, può risultare fatale.
In passato sono stati registrati rarissimi casi di morte acuta associata alla Leishmaniosi.
DIAGNOSI
La sola sintomatologia difficilmente può portare alla diagnosi certa della Leishmaniosi nel cane; gli esami di laboratorio sono l’unico metodo diagnostico certo.
Per verificare la presenza del parassita della Leishmania si potrà agire attraverso diversi esami specifici, quali ad esempio:
- Esami diretti, cioè che riconoscono direttamente il parassita nell’organismo (come, ad esempio, esami colturali e strisci di materiale).
- Esami indiretti, che riconoscono la presenza di anticorpi formatisi per la presenza del parassita (esami sierologici).
- PCR; un esame che reagisce con il DNA del parassita e dà una risposta sulla sua quantità numerica.
- Esami rapidi ambulatoriali: particolarmente semplici ed affidabili per la valutazione della presenza di anticorpi, sono utili per fare una prima valutazione da approfondire poi con altri test.
Bisogna considerare che, se vengono identificati degli anticorpi, non è detto che il cane sia malato.
I risultati positivi dei test sierologici indicano soltanto un’infezione, la quale non necessariamente coincide con uno stato di malattia.
Del resto non è detto che alla puntura di un vettore infetto succeda uno stato di infezione persistente.
In generale una tecnica sierologica attendibile rileva con maggiore precisione gli anticorpi negli stadi avanzati dell’infezione, sia negli animali sintomatici sia in quelli asintomatici; ma non si deve dimenticare che esistono diversi casi che possono andare incontro a sieroconversione da positivi a negativi, nel corso dell’infezione stessa.
La presenza di anticorpi potrà essere valutata dall’ottava/dodicesima settimana dall’infezione, ma nelle forme subcliniche tale periodo può estendersi per anni.
Bisogna inoltre considerare con attenzione i risultati del test in caso di animali che sono stati vaccinati contro il parassita.
Esami aspecifici per la valutazione dello stato generale.
Si dovranno poi effettuare esami aspecifici al fine di valutare lo stato degli organi e la loro compromissione:
la valutazione di sangue e urine dovrà essere fatta nel modo più approfondito possibile con screening completi, per valutare lo stato di tutti gli organi.
Al fine poi di escludere infezioni associate, sarà necessario ed utile fare anche test per altre malattie infettive associate (Erlichiosi, Piroplasmosi, Hepatozoonosi), che potrebbero complicare il quadro clinico.
ZONE INTERESSATE
Fino a qualche anno fa, il pappataci era presente un po’ ovunque in Italia, mentre gli animali infetti erano dislocati solo in zone endemiche nel centro sud Italia, sul litorale e nel Sud dell’Europa.
Oggi la situazione si è profondamente modificata; l’abitudine a spostarsi con i propri pet, ma ancor di più la costante migrazione di cani randagi provenienti dai canili di Grecia e Spagna e dalle nostre regioni del meridione verso le zone del centro-nord d’Italia, hanno fatto sì che ormai la malattia si sia distribuita molto equamente in tutta la penisola.
Esistono ancora delle zone che sono più a rischio di contagio, non solo per la presenza massiccia di focolai di malattia, ma per la presenza di condizioni che consentono al vettore di sopravvivere e riprodursi più facilmente.
TRATTAMENTO
Non esiste un trattamento definitivo per la leishmaniosi nel cane; le terapie intraprese dal medico veterinario avranno lo scopo di controllare i sintomi della malattia e rallentarne la progressione.
La terapia dovrà essere fatta cercando di:
- limitare i danni collaterali della malattia;
- limitare la parassitosi stessa, diminuendone il più possibile la presenza;
- stimolare il ripristino del sistema immunitario dell’animale;
- limitare l’insorgenza delle recidive;
- limitare il tasso di infettività di altri flebotomi.
A questo scopo potranno essere utilizzati farmaci antiparassitari, farmaci che aiutino la riposta immunitaria al parassita da parte dell’animale e farmaci che trattino tutti gli eventuali sintomi correlati alla malattia. È certo che i risultati migliori si otterrebbero effettuando una terapia nella fase in cui la malattia non è conclamata.
L’unico protocollo terapeutico riconosciuto in veterinaria (su cui però la letteratura ancora si trova discordante) è una associazione di Antimoniato di N-Metilglucamina (per 4 settimane) e Allopurinolo (per almeno 6 mesi).
Non essendoci una terapia capace di eliminare completamente il parassita, questo rimane infettante e presente all’interno dell’organismo del cane per tutta la sua vita.
Il Cane deve essere trattato? Le linee guida del GSLC (gruppo di Studio sulla Leishmaniosi canina)
Caso A: il cane è stato esposto al parassita ma è asintomatico, non è stato riscontrato il parassita, e ha una quantità di anticorpi bassa. In questo caso l’indicazione è quella di non procedere al trattamento.
Caso B: il cane è infetto. Il parassita è stato evidenziato attraverso un esame diretto o indiretto .
In questo caso si lascia libera scelta al medico che valuterà la quantità di parassiti presenti e la quantità di anticorpi prodotti dall’animale.
In generale si consiglia un trattamento se c’è un aumento della sieroconversione, se quindi si sta andando verso l’infezione.
Caso C: il cane è malato. Sintomi presenti e titolo anticorpale (un valore che misura la quantità di anticorpi presenti nel corpo dell’animale) maggiore di 4.
In questo caso il consiglio è quello di procedere al trattamento.
Caso D: Cane malato con quadro clinico grave. In questo caso il consiglio è quello di procedere al trattamento.
Caso E: Il cane è refrattario al trattamento o è recidivo.
Nei casi B e C, la guarigione clinica è notevole per almeno un anno. Gli obiettivi in questo caso si riescono a raggiungere pressoché tutti.
Nel caso D, posto che è necessario una terapia collaterale al fine di controllare i danni sistemici fatti dal parassita, si ha un miglioramento del quadro generale.
In casi refrattari, è possibile che ci siano altre implicazioni, visto che sono stati rarissimi i casi di resistenza ai farmaci sopra indicati.
Esistono altre soluzioni terapeutiche che si possono affrontare in caso di mancata risposta, utilizzando allopurinolo da solo o in associazione a farmaci antibiotici, così come è stata testata anche la possibilità di utilizzare cortisonici (ma con pochi risultati).
I cani dei gruppi B e C devono essere sottoposti a monitoraggio attraverso controlli clinici ogni 6 mesi (esame citologico, PCR).
Qualora i parametri non si normalizzino, sebbene non esistano indicazioni temporali assolute per questo aspetto, i cani trattati devono essere inclusi nel gruppo E.
PREVENZIONE
Alcuni consigli su come limitare la possibilità per il tuo cane di contrarre la Leishmaniosi
- Evita di far dormire il tuo cane all’esterno nei periodi critici.
- Utilizza zanzariere a maglie sottili impregnate di piretroidi.
- Riduci il più possibile i siti idonei allo sviluppo degli insetti (acqua stagnante, residui organici).
- Utilizza spray repellenti per una protezione immediata prima delle passeggiate.
- Valuta sempre la necessità di munire il tuo cane di un collare antiparassitario e di spot on repellenti.
- Se sei stato in vacanza in una zona ad alta endemicità, valuta di programmare uno screening per il controllo della quota anticorpale a distanza di qualche mese dal viaggio.
- Valuta la necessità di effettuare regolari disinfestazioni ambientali.
- Nei casi di cani esposti è sempre bene effettuare una volta all’anno il test rapido per l’identificazione degli anticorpi.
Trattamenti Topici, Collari e Spray
- Gli spot on (trattamenti topici), sono efficaci circa 24/48 ore dopo la somministrazione.
Ricorda inoltre che, per essere davvero funzionante, devi posizionare il liquido sulla pelle, spostando quindi bene il pelo, in un punto dove il cane non possa leccarsi, in quanto il prodotto è tossico per ingestione.
- I collari antiparassitari hanno una banda a lento rilascio e la sostanza antiparassitaria impiega 5-6 giorni a diffondersi sul corpo.
- Esistono degli spray che hanno azione immediata, ma poco duratura.
Bisogna considerare però che tali misure nei confronti del vettore italiano più attivo (Phlebotomus Perniciosus) hanno dimostrato una protezione che varia dall’84 al 96% e pertanto sono consigliati controlli periodici da effettuare diversi mesi dopo la stagione di trasmissione.
Questi metodi comunque hanno dimostrato di essere in grado di diminuire in modo significativo l’incidenza di
infezione in aree endemiche quali Italia e Spagna nel giro di 2-3 anni.
IL VACCINO PER LA LEISHMANIOSI CANINA
Il Vaccino per la Lesihmaniosi è obbligatorio per il cane?
No; Non vi sono al momento in Italia vaccini canini che siano obbligatori. Il vaccino per la Leishmaniosi rientra nella categoria di vaccini non Core (secondo le linee guida WSAVA). È il Medico Veterinario a valutare il da farsi in base alla regione geografica in cui si trova l’animale.
Differenze con i vaccini “classici”
Le case farmaceutiche hanno cercato di formulare dei vaccini per la Leishmaniosi che riuscissero a stimolare in modo corretto il sistema immunitario del cane, senza però poterlo infettare come avviene per i vaccini classici, che stimolano il sistema umorale a reagire ed essere pronto qualora si verifichi l’incontro con l’antigene.
Nel caso della Leishmaniosi questo principio non può essere efficace, ma anzi, produrrebbe la malattia.
Il mio cane è positivo al test della leishmaniosi, devo fare il vaccino e la prevenzione?
La risposta è no. I cani che sono risultati positivi al test (che siano sintomatici o meno) non devono essere vaccinati.
Ecco perché è fondamentale effettuare sempre il test per verificare che il cane sia negativo alla Leishmaniosi.
Si sottolinea però che cani che sono infetti, con manifestazione clinica o meno, diventano serbatoi e quindi potenziali fattori infettanti di pappataci e quindi di altri cani.
Per questo motivo è fondamentale che, soprattutto i cani positivi (o malati con manifestazione clinica a maggior ragione) siano sempre protetti con spray repellenti, collari o spot no, onde evitare l’ulteriore contagio.
Inoltre, ai cani non sintomatici che rimangono in fase preclinica, deve essere ridotta la possibilità di reinfezione, proprio per ridurre la possibilità di avere un ulteriore stimolo da parte del sistema immunitario.